Udc, Casini lancia il Partito della Nazione: "Serve un patto per l'Italia"

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view post Posted on 22/5/2010, 23:27

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E allora, si comincia proprio da li': ''Sono contrario ai partiti personalistici, e sono contrario al mio nome del simbolo''. Un simbolo che dovranno decidere gli italiani per un partito nuovo chiamato a farsi ''non adunanza di sigle'' ma ''partito della nazione, della Repubblica, del popolo italiano'', fra tutti coloro che ''hanno senso di responsabilita' e vogliono ricostruire un'unita' nazionale'' lacerata dal ''giustizialismo'' tollerato dal Pd nei confronti del suo alleato Di Pietro e dalle spinte anti-politiche di una Lega che ''non da' risposte politiche ai problemi che denuncia'' ma che gode della rendita di posizione assicuratagli da Silvio Berlusconi quando al Carroccio ha dato ''la golden share del governo''.

Il disegno e' ancora in divenire, perche', dice Casini, ''non ci sono soluzioni prefabbricate'' ed e' un'avventura che ''puo' finire bene se c'e' un coinvolgimento di tutti, senza organigrammi calati dall'alto'' e con protagonismo dei giovani, quelli che incontriamo in tutte le parti d'Italia e con cui dovremmo stabilire un colloquio continuo''. Senza restare ancorati al passato: ''bisogna cambiare per contare, cambiare per esistere, lasciandosi alle spalle una nostalgia su cui non si costruisce una prospettiva'', ammonisce.

Casini non offre certezze, indica solo la necessita' di superare i limiti ormai angusti, di essere esempio e battistrada di una consapevolezza da tradurre in un nuova forza politica: ''Il Paese va a rotoli e richiede un'assunzione di responsabilita' da parte di tutti''. Un'analisi essenziale ma che diventa appello al presidente del Consiglio: ''Vada in televisione a dire che c'e' un'emergenza, che la casa brucia e che chi ha buona volonta' non puo' fare come i capponi di Renzo''.

Il centrodestra, in Parlamento, si appresti ad un ''Patto per l'Italia tra maggioranza e opposizioni sulle misure anticrisi e sulle riforme necessarie''. Sul versante della manovra econonomica, per parte Udc, ''siamo disponibili, se e' una cosa seria, ad aiutare''. Nel frattempo, si lasci perdere la legge sulle intercettazioni, che ''e' una censura inaccettabile'' e che ''tutti vedono non come tutela della privacy ma del malaffare''.

Il leader mette in chiaro che ''sarebbe una cosa vecchia e immorale'' immaginare, come fanno alcuni giornali, che ''dopo aver avuto un mandato elettorale in opposizione a Silvio Berlusconi, noi ci possiamo accomodare alla sua tavola''. Il punto e' che il premier deve fare un discorso aperto alla nazione e al Parlamento, all'altezza della difficolta' della situazione, rivolto a tutti.

Ancora una volta, il gioco del calcio aiuta: quando in campo c'e' una squadra italiana, nessuno faccia il tifo 'contro' in nome dei propri colori. Ma qui non si tratta della finale di Champions Inter-Bayern Monaco (lui ovviamente, pur tifoso bolognese, parteggera' per i nerazzurri) ma di portare la nave Italia in un porto sereno nelle acque agitate della crisi internazionale (economica) e interna (che e' anche culturale, politica e di mancate riforme strutturali).

''Nessuno di noi goda delle divisioni interne a Pdl e Pd, lavoriamo tutti in uno spirito di riconciliazione nazionale'', esorta l'ex presidente della Camera. Certo, il Pd ''deve decidere se continuare ad avere Di Pietro come convitato di pietra'' mentre il Cavaliere la smetta di assecondare la Lega cui ha ''lasciato la golden share del suo governo''.

C'e' poi la questione del partito: il bipolarismo non funziona, ma ''e' suffciente dire che avevamo ragione, possiamo compiacerci'' delle percentuali pur importanti di voti ottenuti alle politiche e alle regionali? Per Casini ''il punto e' qui: abbiamo salvato l'autonomia del partito e solo chi non capisce l'alfabeto della politica puo' pensare che la scelta del doppio forno non sia stata determinante per garantirla''.

Casini rivendica che ''se avessimo scelto uno schieramento o l'altro, oggi saremmo politicamente insesistenti, mentre oggi siamo artefici del nostro destino e nessuno puo' decidere per noi''. Decidere in vista di cosa? Il leader decide di parlare fuori dai denti: ''Qui ho visto degli sdoppiamenti di personalita': voglia di cambiare, e contrarieta' al cambiamento. Siamo tutti pigri, con rendite di posizione''.

''Abbiamo nostalgia? Ma la nostalgia -ammonisce- non e' un programma politico. Amo lo Scucrociato, ma so che mi devo misurare con chi oggi ha 40 anni e non ha mai visto lo Scudocrociato nelle elezioni della prima Repubblica. La nostalgia porta alla residualita': non interloquisci con una base che si amplia, ma con una base che si restringe sempre piu', anche per ragioni anagrafiche''.

Casini ammette che quello che dice va contro la sua natura intima di ''conservatore'': ''Io litigo con mia moglie se vuole cambiare una tenda, vado in vacanza sempre nello stesso posto e a cena fuori vado da vent'anni nello stesso ristorante'', ma in politica, e in questa fase storica, ''bisogna cambiare per contare, cambiare per esistere, lasciandosi alle spalle una nostalgia su cui non si costruisce una prospettiva''.

L'appello di Casini per un patto tra maggioranza e opposizioni non convince Marcello Pera secondo cui ''c'e' un'asimmetria tutta italiana: quando la sinistra vince governa, quando invece vince Berlusconi deve governare con gli altri...''. ''Io penso -dice l'ex presidente del Senato all'ADNKRONOS- che le riforme le debba fare la maggioranza, anche perche' le riforme condivise sono le riforme peggiori''. Secondo Pera ''solo in Italia'' si ragiona nei termini di modificare le maggioranze o i governi votati dagli elettori in base alle difficolta' del momento.

''Penso che sia la maggioranza che deve portare le sue idee, le sue ricette. Poi sta all'opposizione condividerle o meno. In Europa nessuno si sognerebbe di fare un ragionamento diverso. In Germania -ricorda l'esponente del Pdl- finita la 'grosse koalition', governa chi ha vinto''. Quanto alla situazione interna del Pdl, Pera esclude una sua 'fuoriuscita' dal partito: ''Da li' non mi muovo'', assicura.
 
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