Storia Napoli

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view post Posted on 9/3/2010, 23:03




Storia Napoli

La Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A., abbreviata in SSC Napoli e nota come Napoli, è la principale società calcistica della città di Napoli, militante in Serie A. Fondata il 1º agosto 1926 su iniziativa dell'industriale napoletano Giorgio Ascarelli con il nome di Associazione Calcio Napoli, assunse poi l'attuale denominazione nel 1964.

Il simbolo del club è l'Asinello, mentre il colore sociale è l'azzurro. Gioca le partite interne allo stadio San Paolo, inaugurato nel 1959.

Con un palmarès che comprende 2 scudetti (il primo nel 1986-1987 e il secondo nel 1989-1990), 3 Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976 e 1986-1987), una Supercoppa Italiana (1990) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre ad una Coppa delle Alpi e una Coppa di Lega Italo-Inglese, il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale ed internazionale, nonché, con 68 partecipazioni,[1] quella più presente nei campionati di massima serie.

Secondo un sondaggio Demos-La Repubblica condotto nell'agosto 2008, è la quarta squadra italiana per numero di tifosi, dietro Juventus, Inter e Milan.[2] Nel 2010 il rapporto annuale della Deloitte & Touche sul mondo del calcio colloca il club al 6° posto in Italia per fatturato e al 28° posto a livello europeo.[3]

Le origini del calcio a Napoli risalgono al 1904, quando ad opera dell'inglese James Poths e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra venne fondato il Naples Foot-Ball & Cricket Club, la prima squadra calcistica cittadina, che nel 1906 prese il nome di Naples Foot-Ball Club.[4] Fino al 1912 il Naples non partecipò al campionato nazionale, al quale erano iscritte solo le società del Nord Italia. In quell'anno la F.I.G.C. optò per l'ammissione delle squadre del Centro-Sud alla Prima Categoria, l'allora massimo livello del calcio italiano. Una serie di scissioni e fusioni portò alla creazione di diverse squadre cittadine, nessuna delle quali riuscì mai a superare le eliminatorie meridionali.[5][6][7]
Il Napoli del 1926-1927

Un giovane industriale napoletano, Giorgio Ascarelli, con l'intento di riunire i sodalizi cittadini allo scopo di creare un club più competitivo, il 1º agosto 1926 fondò l'Associazione Calcio Napoli.[7] Due giorni dopo venne fondato il Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, cui la neonata società ottenne l'affiliazione, primo club del Centro-Sud insieme ai sodalizi capitolini Alba Audace e Fortitudo Pro Roma.[7]

La società esordì in massima serie nella Divisione Nazionale 1926-1927. Le prime due stagioni si chiusero con la retrocessione in serie inferiore, ma la F.I.G.C. in entrambe le occasioni accordò il ripescaggio per premiare gli sforzi del club partenopeo di recuperare il pesante gap con le società settentrionali.[8] Il Napoli prese parte al primo torneo di massima serie a girone unico, la Serie A 1929-1930.[9] La società scelse come allenatore il mister[10] William Garbutt, vincitore di due scudetti alla guida del Genoa,[11] e grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro raggiunse notevoli risultati, come il doppio terzo posto consecutivo nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934 e la qualificazione alla massima competizione europea dell'epoca, la Coppa Europa.[12][13][14] Nella seconda metà degli anni trenta la qualità della squadra andò declinando, fino a culminare nella retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942.

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, il Napoli prese parte alla Divisione Nazionale 1945-1946, vincendo il Girone Misto Centro-Sud e riconquistando la massima serie.[15] Tornò in Serie B due anni dopo, retrocessa dalla CAF per illecito sportivo.[16] La panchina venne affidata ad Eraldo Monzeglio, che riportò la squadra in Serie A e allenò la squadra per molte stagioni.[17] Nonostante i rinforzi apportati alla squadra dal proprietario Achille Lauro, tra i quali spiccavano Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício, il Napoli non andò oltre il quarto posto raggiunto nel 1952-1953 e nel 1957-1958.[18] Nel 1959 venne inaugurato il nuovo stadio San Paolo.[19]

Tornato in Serie B nel 1961,[20] il Napoli conquistò il suo primo trofeo, la Coppa Italia 1961-1962, tuttora unica squadra di B ad essere mai riuscita nell'impresa.[21] Il 25 giugno 1964 la società assunse la denominazione Società Sportiva Calcio Napoli, che conserva tuttora.[22] Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell'epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sivori e José Altafini;[23] il miglior risultato fu il secondo posto del 1967-1968.[24] Nel frattempo il potere della famiglia Lauro sul club andava scemando: il 18 gennaio 1969 la società passò nelle mani del giovane ingegnere Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva presidenza della storia partenopea.[25] Grazie all'acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti, Tarcisio Burgnich e Giuseppe Savoldi, il Napoli raggiunse due volte il terzo posto (1970-1971 e 1973-1974) e un secondo posto nel 1974-1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício.[26][27][28] Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona.[29] Nella secondà metà degli anni settanta il rendimento andò peggiorando, culminando con l'undicesimo posto del 1979-1980.[30]
Diego Armando Maradona, centrocampista offensivo del Napoli tra il 1984 e il 1991

Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti,[31] la svolta si ebbe nell'estate del 1984: il presidente Ferlaino, deciso a portare la società verso grandi traguardi, il 30 giugno 1984 definì l'acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.[32] Sotto la conduzione tecnica di Ottavio Bianchi e grazie all'innesto di altri calciatori di notevole livello, tra cui Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica,[33] nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto,[34][35] vincendo nel contempo anche la terza Coppa Italia.[36] Forte di nuovi innesti come i brasiliani Careca e Alemão, il club partenopeo arrivò per due volte consecutive al secondo posto (1987-1988 e 1988-1989), vinse il suo primo trofeo internazionale, la Coppa UEFA 1988-1989, battendo in finale lo Stoccarda,[37][38] e nel 1990 conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa Italiana, ottenuta superando la Juventus di Maifredi per 5-1.[39] Si chiuse così il primo importante ciclo della storia azzurra, in coincidenza con le vicissitudini personali che nel 1991 constrinsero Maradona a lasciare Napoli e l'Italia.[40]

Negli anni immediatamente seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, come il quarto posto del 1991-1992 con Claudio Ranieri in panchina[41] e il sesto posto del 1993-1994, allenatore Marcello Lippi.[42] La crisi finanziaria, tuttavia, constrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori: man mano vennero ceduti, tra gli altri, Gianfranco Zola, Daniel Fonseca, Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro.[42] Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto.[43] Raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, venendo sconfitto per mano del Vicenza.[44] Fu il canto del cigno: la crisi raggiunse l'apice nel 1997-1998, con l'ultimo posto in classifica e la retrocessione in Serie B dopo 33 anni consecutivi di massima serie.[45] Il club azzurro ritornò in Serie A nel 2000,[46] per poi retrocedere nuovamente dopo appena un anno.[47] I cambiamenti societari, con l'entrata in società di Giorgio Corbelli prima[48] e di Salvatore Naldi poi,[49] non portarono benefici al club, con la squadra che ristagnò a metà classifica in B.

Alla crisi di risultati si aggiunse l'ormai compromessa situazione finanziaria, che portò nell'estate del 2004 al fallimento del club ed alla conseguente perdita del titolo sportivo.[50] Nelle settimane successive l'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione Napoli Soccer, al campionato di Serie C1 2004-2005.[51][52] La società partenopea ingaggiò come allenatore Giampiero Ventura, sostituito in corso d'opera da Edoardo Reja. Soltanto sfiorata nel primo anno, la promozione arrivò nel torneo successivo.[53] Il 23 maggio 2006 il presidente De Laurentiis restituì al club la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie.[54] Nel torneo di Serie B 2006-2007, reso anomalo dalla presenza della Juventus - retrocessa in serie cadetta in seguito a Calciopoli - il Napoli chiuse al secondo posto, tornando in massima serie dopo 6 anni di assenza.[55] Nella Serie A 2007-2008 il Napoli arrivò all'ottavo posto, che gli valse, mediante l'Intertoto, la possibilità di giocare in Coppa UEFA e di tornare a calcare il palcoscenico europeo dopo 14 anni.[56] Meno positivo fu il rendimento nel torneo successivo, chiuso al dodicesimo posto con l'esonero in corso d'opera di Reja e l'ingaggio dell'ex CT della Nazionale Roberto Donadoni.[57] Nel corso del torneo 2009-2010 Donadoni venne sollevato dall'incarico e sostituito con Walter Mazzarri.[58]
 
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