Vallanzasca, primo giorno di lavoro fuori dal carcere. Placido: giusta un po' di pietas

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~x.Max
view post Posted on 8/3/2010, 17:36




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Milano, 8 mar. - (Adnkronos/Ign) - Prima giornata di lavoro fuori dal carcere di Bollate (Milano) per Renato Vallanzasca, il 'bel René' protagonista della mala milanese. Il 'boss della Comasina', dopo 40 anni di prigione, da oggi usufruisce del beneficio del lavoro esterno che gli permette di andare nella pelletteria milanese Ecolab. Rientrerà in carcere a Bollate questa sera, alle 19, e domani mattina, alle 7, si lascerà di nuovo le sbarre del carcere alle spalle.

''Vallanzasca non è un terrorista, non ha mai ucciso a sangue freddo, ha avuto degli scontri a fuoco in cui lui si è assunto le sue responsabilità e sta pagando con l'ergastolo'', commenta Michele Placido , che sull'ex bandito sta girando un film interpretato da Kim Rossi Stuart. ''Se lo ha deciso il giudice è giusto - spiega il regista a IGN, testata online del Gruppo ADNKRONOS -, non lo ha fatto certo per fare un piacere a Vallanzasca, la giustizia si chiama tale per il recupero delle persone''.

''Anche Omar Favaro, che ha commesso un delitto molto efferato uccidendo a sangue freddo un bambino e una signora - ricorda il regista facendo riferimento al delitto di Novi Ligure - dopo 7 anni è stato scarcerato''. In Italia ''vogliamo solo le vite dei santi ma questo purtroppo non è un paese di santi, o almeno non solo di santi'', sottolinea il regista, secondo cui ''è giusta un po' di pietas''. Anche perché, spiega, ''penso che per Vallanzasca sarà un fine pena mai. Usufruirà di questo permesso di lavoro in una cooperativa di carattere sociale ed è giusto che gli diano questa possibilità. Non stiamo parlando mica di libertà''.

Per Placido il Bel Renè si è mostrato pentito rispetto al suo passato. ''Lui ha sempre consigliato ai giovani di non ripetere la sua vita, che è stata un disastro, perché ha buttato via la sua giovinezza. Il pentimento c'è, lui è un ragazzo che è entrato a 28 anni in carcere e ne esce da vecchio. E' sciancato, senza una vita, questa è l'immagine di Vallanzasca che io vedo. Si è strumentalizzato il fatto - racconta Placido - che una volta è venuto sul set come se fosse andato in vacanza, in verità veniva da sotto i ferri, da un'operazione all'anca per un colpo ricevuto in uno scontro a fuoco con la polizia di cui porta ancora i segni perché cammina zoppo. Non ha una lira in banca, si dice che è stato il più grosso rapinatore di banche ma è costretto a lavorare per mantenere un minimo di dignità, con quei soldi che guadagnerà potrà almeno comprarsi un pacchetto di sigarette''.

Placido chiarisce che Vallanzasca non ha collaborato in nessun modo alla sceneggiatura del film, ispirato al libro 'Il fiore del male' scritto dal bandito: ''Io non permetto a nessuno di entrare nel mio lavoro - precisa -. Vallanzasca certo è un punto di riferimento perché raccontiamo la sua storia. L'ho dovuto ascoltare per quel che riguarda la condizione carceraria, cosa mangiava, le cose più dure. Sulle modalità su cui venivano assalite le banche - continua - ci sono invece i rapporti della polizia che sono molto più importanti. La documentazione l'abbiamo fatta sia con la polizia penitenziaria sia con la polizia normale sia con i giudici di Milano che ci hanno dato il permesso di girare in quelle aule perché sanno che è un film che ha un alto profilo morale - sottolinea -. Stiamo parlando di un criminale che ha subito un processo lunghissimo, ma da un punto di vista umano c'è un cammino che è anche una sua via crucis. La prima vittima di Vallanzasca è Vallanzasca - osserva Placido -. E' poco noto, ad esempio, che suo figlio si è sempre rifiutato di incontrarlo dall'età di 4 anni. Penso che questo signore stia pagando una pena molto dura''.

''Parlano di 4 ergastoli - sottolinea poi -, ma ricordiamo che dei 7 omicidi di cui si parla Vallanzasca ne ha commesso forse uno solo, forse due. Ci sono altri responsabili, gli altri della banda mica stavano a guardare. Lui si è preso le sue responsabilità - continua -, ma non è che ha fatto tutto lui''. Il regista spiega poi com'è nata l'idea di interessarsi alla figura di Vallanzasca: ''Volevo raccontare la storia di un ragazzo di una famiglia perbene, bello, intelligentissimo, che poteva affrontare la vita nel modo più normale e non si capisce perché ha scelto il crimine, è questo quello che interessa un regista, uno scrittore, un intellettuale il perché di questa scelta è questo l'aspetto più importante''.

Dopo 'Romanzo criminale' e 'Prima linea' è l'aspetto oscuro dei personaggi che torna ad interessare Placido. ''E' come in 'Delitto e castigo' - spiega - dove uno studente uccide una signora anziana per rubarle il denaro e poi c'è tutto il processo letterario da parte di uno scrittore come Dostoevskij per cercare di capire perché una persona commette un delitto. E sono delitti che si commettono soprattutto da giovani, una persona matura non le compie certe cose''.

Placido non teme critiche da parte dei parenti delle vittime di Vallanzasca. ''Non capisco questa pruderie molto cattolica, che poi cattolica non è perché pure Cristo sulla croce dice al peccatore 'oggi sarai con me in Paradiso'. Non capisco perché uno non deve ascoltare un peccatore, le vittime avranno tutti i loro motivi giustamente ma dovranno prima vedere il film. Al momento non ho ricevuto alcuna critica - spiega -, ma se arriveranno gli dirò siediti, accomodati, vedi il film e poi magari ne parliamo. Ma certo non ci può essere una censura a priori pur nella comprensione del dolore che hanno. Allora non si potrebbe parlare mai del male, ma la vita non è fatta di bene e fatta soprattutto di male''.

''Vallanzasca - sottolinea ancora - non è come i banditi di oggi che fanno parte di grandi organizzazioni come la mafia o la 'ndrangheta, che fanno saltare interi palazzi e uccidono a sangue freddo. Lui non ha fatto questo tipo di delitti, lui sparava faccia a faccia. Quando oggi noi leggiamo che un deputato in combutta con la 'ndrangheta siede in Parlamento io mi preoccupo di più. E' più criminale una persona del genere che approfitta della conoscenza delle leggi per mettersi contro lo Stato. E' un delitto di una gravità più eccezionale - insiste - rispetto a quello che ha compiuto un giovane a 25 anni, un delitto che meriterebbe l'ergastolo''.

Nessun rischio di 'beatificazione' di Vallanzasca assicura però Placido. ''Io vado nel cuore delle persone non faccio il folklore - sottolinea -. Voglio capire che cos'è un peccatore, chi è Giuda, chi sono i grandi peccatori che hanno scelto il male, quello mi interessa''.

Infine, sulla possibilità che il film, che dovrebbe uscire nelle sale in autunno, vada alla Mostra del Cinema di Venezia, Placido dice: ''Spero di no, non mi piacciono i festival non li ho mai amati. Se mi obbligheranno ci andrò ma non ho nessuna intenzione di andare al Festival. La cosa bella - aggiunge - è che il film uscirà in Francia, in Germania e in tutta Europa. E quello non lo impedirà nessuno''. ''Già vengono sul set i giornalisti francesi e tedeschi perché amano il mio lavoro e sono affascinati da questa storia anche loro. Non hanno le pruderie che abbiamo noi in Italia, basti pensare che il film sull'equivalente di Vallanzasca in Francia (il bandito Mesrine, ndr) ha fatto ottimi incassi. Noi vogliamo solo le vite dei santi, ma questo purtroppo - conclude Placido - non è un paese di santi, o almeno non solo di santi''.
 
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